Nell’attuale situazione di vuoto normativo sul “testamento digitale” i principali social network consentono, ciascuno con modalità diverse, di formulare un documento digitale con istruzioni, demandate ad un proprio esecutore erede, su come gestire i propri profili e i propri account in caso di decesso.
Vi ho parlato, nei precedenti articoli, di Internet delle cose e dell’evoluzione della Rete quale infrastruttura intelligente per gestire, da parte di persone e aziende, miliardi di dispositivi interconnessi. Da qui derivano infinite implicazioni sulla privatezza, di cui ho accennato parlando dell’identità digitale nell’attuale società dell’informazione.
Dobbiamo chiederci ora che ne sarà di tutte le nostre informazioni disperse in Rete, i nostri dati personali, i nostri testi, i nostri contatti, le nostre foto, etc. Indubbiamente tutto questo rappresenta la nostra persona e la propria eredità digitale per i posteri quando non ci saremo più.
Sappiamo che nel momento del decesso tutti i beni del soggetto defunto vengono trasmessi automaticamente agli eredi, naturali o designati, tramite un testamento. Eppure, i beni personali digitali sfuggono a questa logica successoria che riguarda i soli beni patrimoniali. Se ragioniamo in termini di valore quali dei due tipi di beni conta di più?
Mettere al riparo questi dati personali, nell’attuale situazione di vuoto normativo sul testamento digitale, è anche una questione di dovere morale e di rispetto non solo di se stessi ma anche dei propri familiari e dei propri amici. Venendo al concreto la domanda che dobbiamo porci è questa: che cosa sarà del nostro profilo di Facebook, dei nostri dati e testi salvati in cloud, delle nostre valute digitali in bitcoin e altcoin di cui attualmente tanto si parla?
La questione non è di poco conto se pensiamo che siti come www.boxtomorrow.com non sono più attivi per le problematiche sollevate proprio sulla protezione dei dati personali e sulla privatezza delle persone.
L’intento resta lodevole e si spera, una volta risolte tali problematiche, che il testamento digitale venga al più presto reso possibile da altri siti di servizio: la creazione cioè di un box virtuale in cui inserire i nostri documenti, i nostri scritti, le nostre foto, con le credenziali di accesso a tutti i nostri siti di posta e di servizi, in modo che alla nostra morte i beneficiari designati potranno aprire la scatola e dare continuità alle nostre “missioni” o ai nostri progetti.
Per fortuna, in assenza di una regolamentazione, è possibile avvalersi di surrogati di testamento digitale grazie ai servizi messi a disposizione dai principali social network, che consentono di conservare e tramandare ai posteri la nostra eredità digitale. È così possibile “fare testamento” su Facebook, su Twitter, su Google e su Linkedin, che sono i social network maggiormente diffusi.
Fare testamento su Facebook
Il più noto social network ha già pensato a come consentire a un proprio iscritto di lasciare un testamento digitale e indicare un’altra persona iscritta quale gestore del nostro account dopo il nostro decesso. In pratica è possibile indicare un “contatto erede” il quale, dopo la nostra morte, potrà scrivere – a nome proprio e per conto di,- post, cambiare l’immagine di profilo con un’altra del defunto, rispondere a richieste di amicizia, etc. Per attivare tale contatto erede si va in “Impostazioni account”, poi in “Generali” e poi in “Gestisci account”. Qui troviamo la voce, appunto, di contatto erede, con l’istruzione “Scegli un familiare o un amico stretto che gestisca il tuo account quando non ci sarai più”.
Fare testamento su Twitter
Su tale social altrettanto ben noto non c’è un’analoga possibilità, ma i familiari o una persona già designata dal defunto possono chiedere la cancellazione dell’account fornendo il certificato di morte. Se andiamo in https://help.twitter.com/forms/privacy troviamo tra le istruzioni anche la voce “Voglio chiedere la disattivazione di un account di un utente deceduto o dichiarato incapace”, con un modulo da compilare.
Fare testamento su Google
Anche Google consente, come fa Facebook, di designare una o più soggetti (fino a 10!) che gestiscano il nostro account dopo la nostra morte o in caso di prolungata inattività dovuta ad altre cause. In alternativa si può chiedere fin d’ora a Google di cancellare il nostro account nel caso che resti inattivo per un determinato periodo di tempo. Ricordiamoci degli altri servizi connessi però, come YouTube, Google+ e Blogger, che saranno del pari cancellati. Si entra in https://myaccount.google.com/u/0/inactive e si trovano subito le seguenti istruzioni: “Stabilisci un piano di gestione del tuo account Google in caso di decesso o se smetti di utilizzare Google. Decidi come dovrà essere gestito il tuo account Google se improvvisamente non potrai più usarlo, ad esempio in caso di incidente o decesso. Stabilisci quando Google dovrà considerare inattivo il tuo account e come dovrà gestire i tuoi dati in seguito. Puoi condividere i dati con persone di cui ti fidi o chiedere a Google di eliminarli.”
Come fare testamento su Linkedin
Analogamente a Twitter anche LinkedIn permette solo di segnalare il decesso dell’iscritto al fine della rimozione del relativo account. In https://www.linkedin.com/help/linkedin/ask/ts-rdmlp si trova la procedura e il modulo di verifica di morte da scaricare.
Contattaci
Inizio modulo
Request removal of a deceased member’s LinkedIn profile
Possiamo concludere, in attesa di una compiuta regolamentazione, che fare il proprio testamento digitale rientra tra le buone pratiche di utilizzo della Rete, una buona azione di social education che riguarda ogni aspetto del nostro modo di abitare il Web: proteggere i nostri dati personali anche per quando non ci saremo più è un segno di rispetto per chi ci è vicino, che non dovrà impazzire per avere accesso ad account o siti nel garbuglio degli impedimenti burocratici.
Anche la nostra vita digitale merita un testamento
Quando saremo morti chi si occuperà di mettere in ordine i nostri dati in rete? Le mosse per tutelare subito l’eredità sul web
Le password, gli account, i profili sui social media e gli addebiti online costituiscono il patrimonio digitale di coloro che frequentano abitualmente il web e che, oramai, vengono considerati dei beni da tutelare in caso di morte del proprietario (o anche durante un periodo di inattività prolungato).
Per questo motivo, occorrerebbe redigere anzitempo un testamento digitale.
Cerchiamo di capire meglio, con una semplice procedura guidata, per fare da soli questo particolare tipo di testamento, e quali siano i social network che garantiscono questo servizio.
Come compilare un mandato post mortem Il testamento digitale riassume tutte le informazioni presenti in rete appartenenti ad un utente. Per realizzarlo è necessario compilare un mandato post mortem e designare una persona fidata che gestisca i profili.
Il mandato post mortem non è altro che un file nel quale dovranno essere inseriti, in maniera dettagliata, tutti i dati (password, codici PIN, numeri di conto e iscrizioni ricorrenti a diversi siti) e le istruzioni riservate (distruzione dei dati, mantenimento dei profili attivi o eliminazione definitiva) che verranno condivisi solamente con la persona scelta dall’utente.
Questo file, poi, dovrà essere stampato, inserito in una busta chiusa e consegnato ad un notaio che provvederà a convocare al momento opportuno l’erede designato.
Fare testamento sui social network
Anche i social network più importanti si sono adeguati.
Facebook, ad esempio, autorizza un “contatto erede”, il quale potrà gestire il suo profilo con le credenziali che gli sono state affidate oppure provvedere a modificarle. Per indicare un contatto erede basta loggarsi su Facebook, cliccare sull’opzione Impostazioni e dalla sezione Generali andare su Gestisci account.
Attenzione, però, perché il contatto erede avrà comunque delle limitazioni dato che non entrerà di fatto in possesso totale dell’account, ma di un account che Facebook definisce “commemorativo”. Potrà rispondere a richieste di amicizia ricevute, aggiornare l’immagine del profilo, scrivere un post per comunicare ai contatti che il proprietario del profilo non potrà condividere più nuovi post, ma non potrà utilizzare l’account per fini personali.
Su Twitter, invece, i familiari o una persona designata in vita del defunto potranno chiedere la cancellazione dell’account, fornendo il certificato di morte, e per farlo dovranno compilare un apposito modulo online che verrà fornito dal centro assistenza di Twitter.
Google e il piano di gestione dell’account
Già dal 2013, Google prevede un piano di gestione dell’account Google in caso di inattività prolungata: “Stabilisci quando Google dovrà considerare inattivo il tuo account e come dovrà gestire i tuoi dati in seguito. Puoi condividere i dati con persone di cui ti fidi o chiedere a Google di eliminarli”, si legge tra le istruzioni per l’uso.
L’utente, seguendo la procedura guidata, potrà scegliere se indicare dei beneficiari (massimo 10) che potranno utilizzare il suo profilo dopo la sua morte, rendere inattivo il proprio account o eliminarlo definitivamente. In questo caso, oltre al profilo, verrà cancellato anche tutto il materaiel che è stao condiviso pubblicamente, come i video su Youtube, i post di Google